Seconda Edizione Stories 2023 – Dal 02 al 05 novembre 2023

CONFINI: STORIE DI UMANITÀ INTERROTTA

EDIZIONE 2023: DOCUMENTARI SELEZIONATI

I didn’t crossed the border, the border crossed me 

di Toma Chagelishvili

(Georgia, 2016, 75′)

Il confine artificiale eretto dalla Russia durante la notte tra Ossezia e Georgia all’indomani della guerra del 2008  ha improvvisamente diviso gli abitanti del villaggio di Churvaleti in due paesi diversi, e il filo spinato passa attraverso il villaggio. Ogni due ore passano le pattuglie russe, ma gli abitanti del villaggio trovano il modo di rimanere in contatto con i parenti e amici oltre il confine. 

 

 

Llévate mis amores

di Arturo González Villaseñor

(Messico, 2014, 87’)

Dal 1995 un gruppo di donne messicane prepara tutti i giorni del cibo e lo distribuisce ancora caldo ai migranti clandestini che viaggiano sul treno, “La Bestia” che li porta verso il confine con gli Stati Uniti. 

Un atto d’amore e di solidarietà sorprendente e del tutto disinteressato che contrasta con la violenza che subiscono i migranti quasi ovunque nel mondo

This way up

di Georgi Lazarevski 

(Francia, 2007, 60′)

Il muro di sicurezza costruito da Israele in Cisgiordania che ha diviso le famiglie e le comunità palestinesi ha anche isolato una casa di riposo a Ramallah, costringendo i suoi anziani e innocenti ospiti a misurarsi giorno per giorno con una separazione dal mondo sempre più pressante ed insensata.

Una condizione a tratti drammatica, ma che il regista ci mostra attraverso la leggerezza e quel fondo di inconsapevole ironia che solo le persone anziane riescono a dare alle vicende anche le più scabrose

Hamada

di Eloy Dominguez Serén

(Francia, 2018, 88′)

Da quando il Marocco ha annesso il Sahara occidentale nel 1975 e ha cacciato i Sahrawi dalla loro patria, questi hanno combattuto invano per l’indipendenza senza quasi nessuna attenzione sul piano internazionale. Al confine con l’Algeria, nel profondo del deserto roccioso, sono sorti campi profughi come prigioni all’aperto, circondati  dai campi minati e dal muro difensivo del Marocco, che si estende per migliaia di chilometri. Ormai da decenni vivono rinchiusi e isolati dal mondo.

 

Shadow game

di Eefje Blankevoort e Els van Driel

(Olanda, 2021, 90’)

Lo chiamano il gioco: ogni giorno, bambini e adolescenti in fuga da Paesi colpiti dalla guerra (Iraq, Siria, Afghanistan) tentano di oltrepassare i confini europei in cerca di protezione e di una vita migliore. A  bordo di un treno merci, all’interno di un container o semplicemente a piedi, soprattutto in montagna, attraverso foreste e fiumi. Nello Shadow Game si passa (quasi mai) o non si passa (quasi sempre), e se non si passa si rischia la vita e si viene comunque rispediti indietro con le ossa rotte.

Shadow Game non è solo un film ma un progetto più ampio, con un sito web che organizza campagne di sensibilizzazione e di mobilitazione, un archivio video e fotografico, e un videogioco.

Exposure

di Holly Morris

(USA, 2022, 89’)

Una spedizione multietnica di donne provenienti dall’Occidente e dal Medio Oriente, che con gli sci ai piedi e trainando pesanti slitte, si spinge fino all’Estremo Nord, il Polo.

L’avventura vittoriosa di donne coraggiose che sfidano secoli di pregiudizi patriarcali e di diffidenze, oltre ai loro stessi limiti umani, verso quel territorio di confine che è ancora l’unico al mondo a non essere recintato. 

Five broken cameras

di Edmad Burnat e Guy Davidi

 (Palestina, Israele, Francia, 2011, 90′)

Emad è un contadino palestinese, nel 2005 compra una telecamera per filmare suo figlio appena nato, ma proprio in quel tempo gli israeliani iniziano anche a costruire una “recinzione di sicurezza” in quel villaggio. Gli abitanti del villaggio protestano, si susseguono marce e cortei contro i bulldozer, la telecamera di Emad esce da casa e inizia a riprendere le aggressioni israeliane, diventando quasi per caso un testimone scomodo di violenze continue. Per questo diventa essa stessa oggetto di violenza. Distrutta per cinque volte, nell’arco di cinque anni. Ma le immagini girate sono rimaste, sono state montate e sono diventate un film documentario.

Io sto con la sposa 

di Antonio Augugliaro, Gabriele del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry

(Italia/Palestina, 2014, 89’)

Novembre 2014, una strana comitiva percorre le strade europee diretta al Nord. Sono cinque profughi palestinesi e siriani da poco sbarcati sulle coste italiane, insieme a loro due documentaristi italiani e un poeta palestinese. Ma il personaggio più eccentrico è una donna perennemente vestita da sposa, abito che non toglierà mai lungo i tremila chilometri che separano l’Italia dalla Svezia. E’ lo stratagemma escogitato dai tre autori, per permettere ai cinque profughi di realizzare il loro sogno. Simulare un corteo nuziale, che nessuna frontiera penserebbe di respingere, e arrivare  in Svezia sani e salvi. E durante il viaggio raccontano la propria vita.

 

Un mondo perfetto

di Diego D’Innocenzo e Marco Leopardi

(Italia, 2006, 70’)

Sugli aridi altipiani del deserto di Chihuahua nel nord del Messico vive una comunità che coltiva la terra e organizza la propria esistenza evitando ogni contaminazione con la tecnologia e la modernità. Sono i membri di una delle numerose sette dei Mennoniti, da secoli costretti dalle loro rigide credenze a vivere ai margini della società, in una sorta di “auto confinamento”. Eppure qualcosa sta cambiando anche per loro: il ricorso a energia elettrica e strumenti tecnici viene sempre più accettato dalla maggioranza degli adepti, spingendo le famiglie più rigidamente ortodosse a cercare rifugio in mondi ancora più remoti. Le telecamere di Marco e Diego hanno avuto un accesso senza precedenti a quel mondo segreto, documentando dall’interno le idee, le speranze, le paure, i mutamenti.

Midnight Traveler

di Hassan Fazili 

(Stati Uniti, Qatar, Canada, Regno Unito, 2019, 86’)

Nel 2015 Hassan Fazili realizza un documentario su un ex comandante talebano pentito che ha scelto la pace, i talebani lo uccidono subito dopo la trasmissione del film e mettono una taglia su Hassan Fazili in quanto regista. Per Hassan e la sua famiglia inizia una interminabile odissea attraverso un numero infinito di paesi, ogni volta cercando accoglienza e protezione, ma la logica dei confini e dei respingimenti li condannano a vagabondare senza sosta. Hassan decide di fare di questa epopea un film, ma in mancanza di attrezzature professionali tutta la storia è raccontata, nel suo divenire, attraverso i tre telefoni cellulari di cui la famiglia è in possesso, così che tutti diventano, al tempo stesso, personaggi della storia e narratori di se stessi.

CORTOMETRAGGI

Walls Cannot Keep Us From Flying

di Jonathan Mehring (USA, 2021)

Due giovani palestinesi cercano la liberta’ personale attraverso lo skateboard mentre crescono sotto l’occupazione. Desiderano diffondere il loro amore per lo skateboard in tutte le loro comunità e aiutare il progresso dello skateboard nel loro paese. Tuttavia, affrontano resistenze sia dall’esterno che all’interno delle proprie culture.

Why a Designer Turned the U.S.-Mexico Border Into an Art Installation

di Merete Mueller (USA, 2019)

Urbanisti, progettisti e cittadini locali lavorano per una collaborazione transfrontaliera. Ronald Rael, un professore di architettura, coglie l’occasione per usare l’arte per dimostrare l’inutilità di costruire confini.

 

Made For Walking 

 di Hélène Baillot & Raphaël Botiveau Vosten (Francia, 2020)

A volte ai piedi di chi cerca di attraversare clandestinamente il confine, a volte nelle mani di chi è solidale con loro, circolano scarponi da neve low cost tra Francia e Italia. Il loro percorso rivela un territorio montuoso dove gli uomini si incontrano e si sostengono a vicenda nei rigori dell’inverno.

EDIZIONE 2021

Prima Edizione Stories 2021 - Dal 11 al 14 novembre 2021

natura e umani: storie di rapina e resilienza

Mai come in questi tempi possiamo cogliere quanto il nostro Pianeta sia interconnesso, quanto una rete invisibile ne colleghi ogni forma di vita. Al centro di questa prima edizione del Festival Internazionale Trevignano DOCStories, le storie dei conflitti che minano questo delicato equilibrio tra uomo e natura, dei punti di contrasto tra uno sviluppo in nome del benessere globale e i diritti di comunità locali che per prime ne pagano il prezzo. Allargando lo sguardo oltre queste linee di frattura, possiamo capire che le conseguenze ricadono su tutti noi con un costo altissimo.

EDIZIONE 2021: documentari selezionati

Honeyland (Macedonia, 84′, 2019)

In un villaggio sperduto e semi-abbandonato nel cuore della Macedonia rurale, una donna poco più che cinquantenne, Hatidze, vive sola con la vecchia madre, senz’acqua né elettricità. Hatidze dedica la vita all’apicoltura, arrampicandosi sui tortuosi percorsi collinari che circondano la propria casa per estrarre un nido dalle fessure di roccia. La sua esistenza scorre in armonia con la natura e le sue api, fino a quando l’arrivo nel villaggio del padre-padrone Hussein mina il fragile equilibrio della micro-comunità.

 

Thank you for the rain (Danimarca, 87′, 2017)

Da oltre cinque anni Kisilu, piccolo proprietario terriero keniota, usa la videocamera per documentare gli effetti del cambiamento climatico sulla vita della sua famiglia e del suo paese. Quando una violenta tempesta fa incontrare Kisilu e Julia Dahr, filmmaker norvegese, lo vediamo trasformarsi da padre di famiglia a leader di una comunità di contadini colpiti e attivista a livello mondiale. Il loro messaggio di speranza giunge a infrangere l’ufficialità della Conferenza di Parigi sul clima del 2015 (COP21), facendo luce sui tanti movimenti che cercano giustizia e soluzioni.

Dusk Chorus (Italia, 62′, 2016)

La pluriennale ricerca e le recenti registrazioni sul campo effettuate da David Monacchi, studioso, compositore eco-acustico e artista del suono, che negli ultimi anni ha realizzato “Fragments of Extinction”, un progetto multidisciplinare. Attraverso la profonda capacità di ascolto che David ci restituisce grazie anche all’impiego della più sofisticata tecnologia di registrazione del suono in 3D è possibile immergersi in uno dei più antichi e primordiali ecosistemi del pianeta, quello della foresta Amazzonica, in Ecuador.

How to change the world (GB, 112′, 2015)

Scopriamo le origini dell’organizzazione ambientalista Greenpeace. Nel 1971 un gruppo di attivisti si reca in Alaska per impedire un test nucleare pianificato. La loro strenua azione di resistenza attira l’attenzione dei media, cambiando per sempre il concetto di protesta.

 

The great green wall (GB, 91′, 2019)

On the road musicale in cui la star della musica maliana, Inna Modja, intraprende un viaggio appassionante lungo il percorso del progetto della Grande Muraglia Verde, una barriera di 8.000 km di alberi lungo tutto il continente per affrontare la desertificazione, i mutamenti climatici, i conflitti e le migrazioni di massa; un coast to coast africano , da Dakar a Gibuti, in cui Inna duetta in ogni città con un musicista/cantante locale  per la realizzazione dell’album che dovrà promuovere questo African dream e dare una speranza di futuro al continente.

Up the Yangtze (Canada/Cina, 93′, 2009)

Questo pluripremiato documentario segue la famiglia Shiu mentre la loro casa viene distrutta dall’innalzamento delle acque del fiume Yangtze in Cina, una conseguenza del Three Gorges Project, la più grande diga idroelettrica della storia.

The Cove (USA, 92′ 2010)

Ric O’Barry è stato l’addestratore di delfini della popolare serie TV Flipper. Dal giorno in cui il delfino, smette volontariamente di respirare tra le sue braccia, O’Barry ha iniziato a impegnarsi per il boicottaggio dei parchi acquatici. Oggi le energie di Ric O’Barry sono concentrate su The Cove, placida laguna giapponese dove ogni anno per sei mesi si danno appuntamento i cacciatori di cetacei, pescatori e acquirenti occidentali pronti ad aggiudicarsi un delfino da portare nelle loro megapiscine. I giapponesi catturano illegalmente 23 mila delfini l’anno. 

Chasing the Thunder (USA, 96′, 2018)

Il documentario racconta l’inseguimento della nave Thunder nell’Oceano del Sud da parte della flotta di Sea Shepherd, che ha portato al sequestro di chilometri di reti illegali e a battere il record mondiale per l’inseguimento più lungo di una nave bracconiera

When two worlds collide (Perù, USA, Regno Unito, 96′, 2017)

Con l’ambizione di entrare a far parte delle nazioni che contano a livello mondiale, il presidente peruviano Alan Garcia ha avviato una politica estrattiva molto aggressiva indirizzata a petrolio, minerali e gas naturali presenti nel cuore della foresta amazzonica. Un intervento che ha da subito incontrato la dura opposizione della popolazione locale. Gli accorati discorsi del leader degli indigeni Alberto Pizango contro l’azione distruttrice di Garcia si sono ben presto trasformati in grida di battaglia: una contrapposizione che è degenerata in una vera e propria guerra civile con sanguinosi atti di violenza compiuti da entrambi gli schieramenti.

In the realm of the spider tailed viper (Iran, 40′, 2018)

La vipera cornuta dalla coda di ragno (Pseudocerastes Urarachnoides) è la vipera più evoluta al mondo: la caratteristica unica di questo straordinario animale è la coda a forma di ragno che la vipera usa per attirare e cacciare uccelli e altri piccoli animali. Dalla prima testimonianza della vipera nel 2006 da parte di Hamid Bostanchi e del prof. Steven C. Anderson, questo strano animale non è mai stato catturato dalla telecamera fino al 2012, quando un team di scienziati e registi si è riunito per mostrare al mondo la vipera dalla coda di ragno nel suo naturale habitat.

 

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